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Stefano Colonna Lettera ad un lettore sconosciuto sull'artista poliedrico e patafisico Mauro Rea




Stefano Colonna - Roma, kalende di maggio 2014

Probabilmente sono ancora una volta in … conflitto di interessi … 
in quanto parlerò di un artista patafisico conosciuto tramite la
provveditrice generale Tania Lorandi e … 
anch'io sono ormai un critico d'arte patafisico: ma, tant'è ! 
Ho visto e rivisto le riproduzioni delle opere esposte nella Mostra Arravutamm' o' munno e sono rimasto profondamente colpito da quel trattamento vigoroso della materia che Mauro Rea riprende da Alberto Burri invertendone però il segno. Se infatti nel maestro di Città di Castello l'opera viene bruciata fino alla combustione totale della materia nel segno della depressione socio-psico-percettiva, al contrario Mauro Rea “sbudella” la materia rendendola aggressiva, raspante ed ispida nel segno opposto di una esaltazione euforica delle cose primitive nella ripetizione simbolica di un gesto animale di natura primigenia e fondante a carattere di esaltazione della forza della natura. In Rea prevale il concetto assolutamente nuovo di “materico animistico”, vale a dire un “a rebour” totale della materia fino alla sua dimensione ontologica “monadica” e rappresentativa dell'anima dell'universo. Insomma una materia resa pungente nel trattamento delle superfici ma anche nella rappresentazione di quegli animali preistorici ma non troppo che ognuno di noi sente all'interno della propria psiche. C'è in “respiro animale” il concetto del principio di immedesimazione che ci fa tornare uomini semplici, uomini e donne nuovi. A differenza del mito rousseviano di Gauguin che cercava il migliore dei mondi possibili all'interno delle società primitive realmente esistenti in qualche parte di questo nostro universo mondo, Mauro Rea rende primitivi i nostri stessi corpi ed anime di uomini contemporanei tramite il percorso socio-psicologico di immedesimazione in un ideale concetto di umanità delle origini. Quindi questi feticci ispidi e pungenti di Arravutamm' o' munno non sono altro che dei catalizzatori psichici degli animali interiori della società contemporanea che credeva di aver superato lo stadio primitivo di evoluzione senza sapere di averlo conservato intatto all'interno del proprio inconscio personale o collettivo. Ed è proprio un'opera di scavo nell'inconscio che i feticci animistici di Mauro Rea cercano di attivare per catalizzare percorsi iniziatici di rimodellamento delle anime altrimenti fossilizzate nel deserto del blocco psichico dei nostri giorni. A Mauro Rea va dunque il merito di aver trovato una strada originale e nuova per cambiare le nostre abitudini e fornirci una lettura alternativa della società di oggi.
Stefano Colonna , Roma 5 gennaio 2014



Mauro Rea - Agguato Primo 

 

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