Antonio Picariello - La rivolta estetica di Mauro Rea
( Mauro Rea per Studio.Ra - Roma )
Il linguaggio estetico di Mauro Rea è arma da guerra. Ogni sua opera esprime la consapevolezza precisa dei luoghi del pensiero investigati, non solo con lo spirito dell'arte, strutturata dalle pulsioni dell'artista, fagocitatore di demoni solitari, ma con la forza visiva del linguaggio, capace di non lasciarsi impressionare dal presente e che, come raccomandava Foucault, quando si riesce a coglierlo, è già passato.
Si tratta di consapevolezza della scelta, intesa nel principio di determinazione tra ciò che si desidera sia la propria visione
del mondo e ciò che non deve appartenere a questa visione.
Il rifiuto e l'accettazione sono il calibro purificato per poter dare capacità organizzativa alla voce nella battaglia, in cui si riversa il corpo pneumatico dell'artista Mauro Rea.
Rivisitando la struttura ideale delle opere, intendendo l'azione come pratica automatica di rimettere attenzione sulla produzionje avvenuta nei suoi specifici momenti di forza creativa, si avverte la progressione intensiva che ha manovrato i fantasmi del silenzio
e della rabbia, identificati dallo stesso artista nell'immagine metaforica del deserto, sabbia accecante, solitudine, caos, mania, viscere, raffinatezza, brutalità, a definizione di un preciso compito supportato dal pensiero nella funzione operativa, anche tecnicamente organizzata, riferita fedelmente al contesto in cui questa intensità della ricerca, ha cercato profondamente i suoi totem mentali referendari.
In fin dei conti, l'opera di Mauro Rea riferisce della sostanza comune alla visione pasoliniana, riguardo un sintetico enunciato che stabilisce nell'artista il compito di essere "terrorista estetico", la cui missione, ma direi anche voto agli dei della battaglia, struttura continuità archetipe attraversando con il segno e la composizione cromatica, l'armatura dei generi estetici.
Si combatte l'ambigua falsità con il metodo immaginifico del laboratorio scientifico, emanando, nel costume di una calibrata
artiglieria da campo visivo, i tentativi di sfogo, capaci potenzialmente di avvicinare il senso cercato dalla dirompenza nucleare delle prove e degli errori - considerati a favore o a discapito della verità portatrice di visioni sincere ma contrastanti - con i codici imposti dalle convenzionalità del linguaggio comune.
Così la rabbia diventa gesto cromatico, la passione coinvolgimento materico, e il senso stesso di questo dialettico rimando, ad un certo punto del procedere, si stabilizza in modello elastico.
L'opera diventa convincimento e luogo mentale di appartenza ad una sorta di spirito creativo, che ha carattere polare con capacità generative, estratte dalla gola dell'atto creativo; l'urlo tecnico adoperato deve necessariamente far esplodere la visone dello spettatore, che cade e condensa dentro le maglie compositive del quadro.
Ecco l'intensità costruttiva dei Mauro Rea, che riformatta la superficialità della storia dell'arte con l'intensità della passione, per favorire un incontro viscerale con le sensibilità profonde dell'estetica e del pensiero esplorativo. Attraverso queste opere in una certa maniera ci si incontra con una sorta di percorso ereditario dalle visioni lacaniane.
Ma, credo, la sincerità comunicativa di Oliver Sacks, recinti meglio l'operazione costruttiva mesa in campo da Mauro Rea. Ci sono momenti in cui si è più sensibili, in cui il proprio intuito è più vasto e profondo. Uno dei poteri dell'arte è rendere più grande e profondo, in modi diversi, la consapevolezza di una persona, che si tratti di consapevolezza estetica, morale o mistica.
Nulla di più concreto può avvicinare l'opera che Rea rimette al mondo.
"Una persona ha degli stati d'animo, o degli umori, nei quali la consapevolezza sembra espandersi e farsi più comprensiva, accogliente, generosa, sensibile e anche particolareggiata, mentre, in altre occassioni, sembra restringersi.
L'educazione andrebbe considerata come educazione della consapevolezza, e non solo come l'insegnamento delle varie professioni".
Credo il compito incorporato da sempre in Mauro Rea sia favorire forme di consapevolezza cariche di generosità, per la forza fantasmagorica contenuta negli elementi planetari e umani. Una visione profonda che combatte ogni genere linguistico di "superficie".
D'altra parte lo spazio dell'arte è spazio esteso nelle profondità del pensiero.
E non potrebbe essere altro ...
Antonio Picariello 2010