mauro rea artista
patafisico anche

Marcello.G.Lucci - Anteprima in D'Architettura Trimestrale




(Patrizia Ferri / Alessandro Masi - You Get What You See - Edizioni Yoice & Co. Roma 1994)



Mario Velocci, Arch. Pio Porretta. Opere di Mauro Rea

GIOVANE ARTE INTERNAZIONALE IN UNA COLLETTIVA ITINERANTE                        
Palazzo Falcione, Campobasso.  

Galleria d'Arte Moderna, Spoleto.  

Galleria De' Serpenti, Roma.

 "You ghet what you see" è il titolo della interessante mostra collettiva curata da Patrizia Ferri e Alessandro Masi,
già ospitata a palazzo Falcione di Campobasso, presso la Galleria d'Arte Moderna di Spoleto e prossimamente fino al 20 febbraio, presso la Galleri De Serpenti in Roma.
Catalogo Edizioni Joice & Co. Roma.
 

Si tratta di un gruppo di giovani artisti italiani e stranieri : G. Anastasio, J. Benci, P. Borrelli, O.K. Cheng, M.De Luca, P. Di Capua, D. G. Lorusso, R. Granata, A.Pujia, M. Rea, S. Sanna, S.Stucki, S.Talayero, A.Timossi,
" provenienti - secondo Alessandro Masi- da esperienze e strade diverse della ricerca, tutti ricchi di un patrimonio iconografico e di un immaginario complesso e sottratto all'omologazione degli stili attuali. Ognuno di loro porta con se una zolla di terra propria, un'ampolla di lacrime e di sudore guadagnata faticosamente al proprio tempo".

Paolo Borrelli partendo dall'astrazione segnica stende con rigore geometrico una scrittura di stile meccanico capace di affiorare dalla superficie pittorica in positivo o in negativo  e allungarsi sul pavimento in elementi tridimensionali che, perdendo l'ordine scritturale e con esso il mistero della stele, acquistano la sacralità  del monumento.
Di scrittura elementare, fatta di magici flussi orizzontali si deve parlare a proposito del raffinato grafismo di Oan-Kyu Cheng, artista coreano padrone consapevole di un linguaggio universale. Egli con l'esile linea di china su carta, rinnova tutta la millenaria tradizione del segno orientale aprendo insospettabili varchi verso una modernità astratta di gusto occidentale con risultati di sicuro fascino.
Mauro Rea è vicino alla natura inorganica con la sua ricerca che sembra perdersi a ritroso nelle grotte ancestrali della storia gnoseologica. Egli attua quasi un percorso paleo-archeologico verso il cento della Terra, uno scavo condotto con la forza e la sintesi dell'iconografia primitiva bella e drammatica allo stesso momento.Questo artista rimuove gli strati del Tempo, le incrostazioni della storia e dell'indifferenza alla riscoperta della materia viva, un magma scuro, indurito e segnato ma con un soffio di vita anche nelle forme più inerte. Silvia Stuky ricorre ad inusitate forme minimaliste per promuovere suggestioni di antica architettura dal cromatismo stinto, forse preda delle intemperie oltre che della naturale caducità delle cose. Immagini primarie ordinate secondo un colto ed elegante ritmo estetico. omuni rettangoli che tuttavia si ha l'impressione di vedere per la prima volta. La spagnola Susanna Talayero aggredisce con incoercibile fantasia grandi superfici opache o trasparenti fino allo stremato compimento di opere dense di rivoluzione. Un graffitismo antiaccademico e simbolico accostabile alla purezza delle migliori  incisioni rupestri.Una sorta di "manierismo arcaico" proprio soltanto dell'artista che conserva incontaminata tutta la forza e la creatività primordiale, tutta l'urgenza e la gioia di comunicare. Alberto Timossipiù che un artefice, si potrebbe definire uno scopritore di forme scultoree.
Un particolare genere di scienziato proteso alla ricerca di forme che non sono , di meccanomorfismi originali e stupefacenti insieme. Capaci di un movimento benchè inutile, di un uso benchè irrazionale, di una poetica benchè inaspettata. Jacopo Benci guarda, dalle sue rarefatte installazioni, lo stesso osservatore della sua opera, stabilendo con lui una dialettica dello sguardo che lo rende interattivo in una specie di interscambialità dei ruoli : opera d'arte-fruitore e fruitore-opera d'arte, nel senso che il fruitore dell'opera diventa anche oggetto esposto.Questa osmosi silenziosa porta lontano, sotto la polvere, al di là delle ombre, oltre ciò che si vede.

 

Marcello G. Lucci, Pescara 1995

in D'A - Rivista d'Architettura

 
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