Segio Gabriele - L'Arte di Mauro Rea
L'Arte di Mauro Rea
di La Fenice "IL SOMMO"
Nel panorama nazionale Rea si è ricavato spazi più che ragguardevoli, intessendo rapporti con Performer di spicco che lo hanno censito, apprezzato, ammirato come non gli capita nella sua terra d’origine, la Ciociaria, ma “nemo profeta in patria”, risolviamola così.
Rea più che un artista multimediale, parola oggi molto in voga, è “mediale”, nel senso che media fra una realtà dissociata, alterata, pietosamente ricomposta e la polimorfia dell’illusione traslata. Si badi bene, per illusione non s’intende la costituzione asfittica di un mondo pieno di colori, che tende a contrapporsi alla bruttura del vivere quotidiano, bensì una trasposizione, a volte con le medesime tinte fosche, della specularità critica del vivere.
Nel suo materico Rea non tende a staticizzare le forme, ma a creare una dinamica sovrapposizione di strati, in un percorso infinito che mostri e indichi sempre qualcosa d’altro. Non il meglio, contrapposto al peggio della lordura del vivere, ma “l’altro”. Rea è disincantato, la vita l’ha frustrato come frusta gli artisti, perché si ergano a comunicatori, quindi non si cura di mostrare la Bellezza, che sa che non esiste in quanto tale, ma lo spostamento, l’attraversamento, la delocalizzazione, sfogliando la realtà come veli concentrici della cipolla, per dirla con gli sciamani.
Il risultato fantasmagorico che se ne ottiene è un loop senza fine che spazia dalla tragedia alla sua resurrezione, dal sangue alla materia, da Mururoa al Big Bang e ritorno, perdendosi nell’astratto del sogno pasticciato nel quale si intravedono delle figure ieratiche, che come Dei del cosmo sanno trasformare il Male in Bene e viceversa. Filosoficamente il colore di Rea non indica la strada giusta, ma ricorda costantemente all’Uomo la sua origine e il suo futuro, il magma del mutamento, la sortita della risposta vincente e un attimo dopo la sua plateale sconsacrazione. Perché questo è la vita, sospesa fra la catalessi e il respiro apparente.
Rea non è un artista, ma un medium selvaggio che ci racconta il vizio della Bellezza, quello che la fa essere di un altro pensiero nel momento in cui ci sembra d’averla conquistata.